Frattura da stress piede – una COMPLETA ANALISI per capire le origini e ragionare su quale possa essere il percorso terapeutico migliore – TrattaMIX UDINE
In questo articolo “Frattura da stress piede – TrattaMIX UDINE”, non intendiamo trascrivere i dati reperibili in letteratura scientifica riguardo alle fratture da stress, ma vogliamo condividere tutte le informazioni derivate dalla nostra pratica quotidiana in studio e di cui ci serviamo ogni giorno per affrontare e risolvere questo tipo di problematica.
In altre parole, parleremo di:
- Come e perché si origina una frattura da stress;
- Il metodo migliore per curarla e fare in modo che non si ripresenti in futuro.
IN CHE SEDI ORIGINA UNA FRATTURA DA STRESS
Come ci è capitato per altri articoli, abbiamo inizialmente ricercato in rete le migliori informazioni disponibili per il lettore.
In un articolo molto interessante riguardante le fratture da stress abbiamo trovato una parte sulla patogenesi, ovvero l’origine della patologia, che la descrive come “l’inevitabile conseguenza di una contrattura prolungata dei muscoli, che si riflette sui metatarsi, la struttura più delicata del piede”. Questa descrizione è corretta ma, a nostro parere, necessita di alcuni chiarimenti.
Partiamo dalla base: cos’è una frattura da stress?
Una frattura da stress avviene quando, a causa di stress meccanici e microtraumi ripetuti e prolungati nel tempo, un osso subisce una microfrattura, nella maggior parte dei casi non completa.
Per il 50% dei casi le fratture da stress interessano il piede, soprattutto a livello dei metatarsi, ossa strette e lunghe che si trovano tra le ossa tarsali e le falangi delle dita. Il restante 50% dei casi è comunque a carico di una parte dell’arto inferiore. Generalmente, non si parla di “fratture da stress” se riguardano altre parti del corpo.
Fondamentalmente, i pazienti che subiscono questo trauma si possono dividere in due categorie:
- Sportivi: in particolare chi pratica corsa, marcia, maratone e che, con l’allenamento costante, porta i piedi a subire un sovraccarico molto elevato e microtraumi ripetuti;
- Anziani: in particolare chi soffre di osteoporosi (impoverimento della struttura interna delle ossa), in quanto sarà soggetto a microfratture anche con stress meccanici lievi e poco frequenti.
MECCANICA DELLA FRATTURA
E’ facile immaginare l’osso come una struttura molto rigida, come ad esempio una pietra. In realtà, è più corretto immaginarlo come un ramo di un albero, in quanto una delle sue caratteristiche principali è la flessibilità.
Per flessibilità non intendiamo la capacità di deformarsi completamente e mantenere quella deformazione come nel caso di un materiale gommoso o morbido, ma intendiamo la capacità di adattarsi agli stimoli meccanici che provengono dall’ambiente circostante e di modificare leggermente la propria forma per poi ritornare a quella iniziale.
Queste caratteristiche di elasticità e adattabilità sono fondamentali per fare in modo che anche il nostro sistema osseo contribuisca ad attutire meglio i traumi e a favorire il movimento anche in situazioni diverse dal quotidiano.
E’ utile ricordare che l’adattabilità è una caratteristica che non riguarda solo le nostre ossa, ma tutti i tessuti ad esse circostanti e in generale tutto il corpo.
Facciamo un esempio: subisco una distorsione di caviglia. I muscoli intorno all’articolazione tendono ad irrigidirsi per fare in modo che l’area traumatizzata possa guarire senza subire ulteriori traumi durante la guarigione.
L’irrigidimento dei tessuti è un meccanismo di protezione molto efficace che presenta però dei lati negativi: quella rigidità tenderà a mantenersi con il passare del tempo. I muscoli tesi continueranno ad essere rigidi e la struttura fasciale che li riveste si adatterà pian piano a quella circostanza, accorciandosi ed densificandosi a sua volta. La conseguenza finale sarà una difficoltà da parte dei muscoli di allungarsi e contrarsi come un tempo, in quanto si troveranno come all’interno di vestiti troppo aderenti.
Questo esempio si focalizza proprio su una delle possibili cause di frattura da stress: i microtraumi ripetuti causati da una rigidità dell’articolazione interessata.
Prendiamo come secondo esempio la sede più frequente di frattura da stress, il piede.
In questo caso, le strutture fasciali e connettivali del piede e dell’avampiede si irrigidiscono e, di conseguenza, nel momento in cui il piede si approccia al terreno durante la corsa o il cammino, non riesce ad ammortizzare l’impatto in modo efficace.
Con il passare dei giorni, ogni passo diventa un microtrauma per quel piede che diventa via via più rigido e dolente.
Volendo fare un passo in più, pensate ora ai muscoli che avvolgono i metatarsi.
Anche questi muscoli si contraggono ed accorciano a causa di microtraumi ripetuti, creando una progressiva compressione di queste ossa che, nel tempo, cominciano a modificarsi e a perdere la loro naturale elasticità. Compressi e irrigiditi, i metatarsi diventano sempre più fragili, aumentando così il rischio di frattura da stress.
Il concetto che accomuna tutti gli esempi scritti finora riguarda quanto sia fondamentale comprendere proprio la meccanica che sta alla base di una frattura da stress, che sia essa provocata da un’attività sportiva prolungata o da semplici attività della vita quotidiana e che si trovi essa su un piede o su un altro segmento dell’arto inferiore.
Un altro fattore importante da considerare è la presenza di traumi in passato. Molto spesso, chi subisce fratture da stress, ad esempio su un piede, presenta una storia di traumi passati che hanno portato ad un aumento della rigidità dei tessuti molli di quel piede e quindi ad una perdita di elasticità dell’articolazione interessata e di tutto l’arto inferiore.
Immaginate l’arto inferiore come una molla formata da più anelli: se alcuni anelli vengono raggruppati, la molla comincia ad ammortizzare in maniera minore i carichi e perde la sua fluidità.
Il nostro corpo funziona allo stesso modo: una problematica a livello del piede, per traumi passati o per microtraumi recenti, si ripercuote su tutto l’arto inferiore e di conseguenza poi sul bacino e sulla colonna vertebrale. Allo stesso modo, una problematica a livello del ginocchio o dell’anca aumenta la probabilità di un futuro stress al piede.
In generale, qualsiasi trauma che è avvenuto sul corpo in passato, diminuisce la capacità di ammortizzare i futuri traumi e modifica la postura della persona, portando ad uno squilibrio del sistema muscolo-scheletrico.
Pensando alla nostra personale esperienza in studio, possiamo affermare che 9 pazienti su 10 alla valutazione iniziale presentano uno squilibrio del peso del corpo, evidenziabile dal fatto che ne scaricano una percentuale maggiore su un arto inferiore rispetto al controlaterale.
E proprio su quell’arto inferiore sovraccaricato, siamo sicuri di trovare una caviglia e un piede più rigidi e talvolta dolenti.
COME SI CURA UNA FRATTURA DA STRESS
Nei paragrafi precedenti, abbiamo ragionato sull’origine di una frattura da stress: una meccanica complessa che comincia molto prima che la persona inizi a percepire i sintomi o molto prima che l’evento traumatico avvenga.
Ragioniamo ora sulla cura di una frattura da stress, sia in fase acuta, sia una volta che la guarigione è avvenuta ed è importante che il problema non si ripresenti in futuro.
FASE ACUTA
Essendo una frattura, il trattamento in fase acuta comprende semplicemente RIPOSO, in quanto l’osso ha bisogno di tempo per calcificare.
Per agevolare questa prima fase si può anche ricorrere all’utilizzo della Laser Terapia, presente qui da noi in studio, che, senza toccare l’area traumatizzata, riduce il dolore e l’infiammazione, favorisce la cicatrizzazione dei tessuti e aumenta il rilassamento dei muscoli lesionati.
L’utilizzo di questa terapia fisica porta a dei benefici immediati e riduce nettamente i tempi di recupero.
FASE POST-ACUTA
Nel momento in cui il dolore della frattura è scomparso, e parliamo della migliore delle ipotesi in cui il dolore sparisce del tutto, il problema non può considerarsi risolto.
Questo perché, in realtà, la problematica acuta era solo la punta di un iceberg decisamente più grande e che continua ad essere ben presente, se non addirittura aggravato dall’ultimo trauma appena avvenuto.
Tenete presente che, in generale, per cambiare la vostra postura bastano soltanto 30 giorni affinché il cervello registri quella postura come corretta e inizi a mantenerla.
E quindi, cosa si può fare per risolvere davvero il problema?
La soluzione è già stata descritta in precedenza. È quasi impossibile che un corpo senza rigidità, con tessuti molli elastici ed equilibrati e una postura corretta subisca una frattura da stress. A meno che non si tratti di uno sforzo veramente molto forte e concentrato in un breve periodo di tempo, al quale inevitabilmente il corpo non è abituato.
Ma nella maggior parte dei casi, la situazione è differente e l’unica cosa che bisogna fare è ripristinare la mobilità e l’elasticità dei tessuti molli (e conseguentemente del sistema osseo e articolare) presenti su tutto il corpo della persona.
Detto così, può sembrare un lavoro lunghissimo e complicato, ma in realtà non lo è: secondo la nostra esperienza, mediamente un paziente necessita di 5,4 sedute di terapia manuale per ottenere dei risultati soddisfacenti, talvolta in associazione a terapia Laser dove generalmente sono necessarie 4 sedute. Per saperne di più sulle nostre tempistiche di trattamento, potete leggere questo articolo.
In ogni caso, possiamo garantirvi che un percorso fisioterapico completo è l’unica soluzione per impedire che una frattura da stress si ripresenti in futuro.
Solo attraverso la terapia manuale, è possibile lavorare sui tessuti molli irrigiditi per ricreare quel sistema di ammortizzazione che dai piedi risale fino alla colonna vertebrale e guida tutti i movimenti del corpo, in modo tale che la postura si riallinei e che il cammino o qualsiasi altra attività non rappresentino più uno stress per il sistema muscolo-scheletrico. Va inoltre sottolineato che affrontare con questa strategia il problema, significa non solo risolvere il sintomo che vi ha portato a leggere questo articolo “frattura da stress piede” ma anche risolvere le cause che hanno originato lo squilibrio posturale alla base di tutto, e quindi contemporaneamente agire anche sui dolori paralleli che molti di voi sperimentano, e sopratutto prevenire eventuali infiammazioni e sovraccarichi del sistema muscolo scheletrico.
L’ultima cosa che ci teniamo a sottolineare è che, in ogni caso, la corsa, così come ogni attività sportiva svolta ad alto livello, diventa un trauma per il corpo. Ciò significa che è inevitabile che una persona sportiva debba rivolgersi periodicamente ad un fisioterapista o un terapista manuale per ripristinare la mobilità dei tessuti molli del corpo o, più in specifico nel caso di corridore, dell’arto inferiore e del piede.
In fin dei conti, il corpo umano è come una macchina da corsa: ogni squadra di automobilismo comprende una macchina, il pilota e il meccanico. Perché una squadra senza un buon meccanico non può che essere perdente in partenza.
Frattura da stress piede