Lussazione spalla tempi recupero – TrattaMIX UDINE – DESCRIZIONE COMPLETA dei tempi e del percorso riabilitativo sia nel caso in cui sia necessario l’intervento chirurgico sia in caso di trattamento conservativo
In questo articolo “Lussazione spalla tempi recupero – TrattaMIX UDINE”, andremo ad analizzare il percorso terapeutico che un paziente deve affrontare successivamente ad una lussazione della spalla, considerando tutte le più importanti variabili al fine di capire quali sono le migliori soluzioni da adottare per un recupero ottimale.
Prima di tutto andiamo a definire la differenza tra lussazione e sublussazione.
Una LUSSAZIONE di spalla si verifica quando la testa dell’omero (osso del braccio che compone la spalla) perde contatto con il piatto scapolare e la capsula articolare, conseguentemente a ciò, parte dei legamenti e dei tessuti molli che legano e rivestono i due capi ossei, viene lesionata.
A seguito del trauma, il paziente può osservare un rigonfiamento che si trova in posizione anteriore o posteriore rispetto alla spalla, questo perché la testa dell’omero (che ha un aspetto sferico), si sposta dalla fisiologica posizione, andando ad ingombrare i tessuti molli vicini in diverse possibili posizioni, a seconda della dinamica dell’infortunio. Dopo il trauma è necessario ridurre manualmente la lussazione, riposizionando la testa dell’omero all’interno della capsula articolare.
Una SUBLUSSAZIONE è invece un episodio traumatico più lieve, nella quale la testa dell’omero compie un movimento eccessivo, uscendo parzialmente dalla capsula articolare per poi rientrare autonomamente in sede. Durante il trauma, generalmente il paziente percepisce nettamente il movimento anomalo dell’articolazione.
Le due situazioni appena descritte comportano delle conseguenze molto diverse.
In questo articolo, abbiamo scelto di approfondire in modo specifico il caso in cui si verifica una LUSSAZIONE della spalla, anche se consigliamo comunque alle persone che hanno subito una sublussazione, di proseguire nella lettura di questo articolo, in quanto i consigli relativi alla riabilitazione post trauma sono grossomodo validi per entrambe le sfortunate situazioni.
Ragioniamo ora sulle possibili conseguenze e sui tempi di recupero dopo una lussazione di spalla.
I fattori da considerare per ipotizzare le conseguenze e i tempi di recupero sono:
- Frequenza del trauma: questo è in assoluto il dato più importante per valutare le tempistiche e le necessità terapeutiche per ottenere una buona guarigione dal trauma, suddividiamo i casi in base al fatto che si tratti del primo evento traumatico o di un evento traumatico già avvenuto in passato o che si ripete periodicamente nel corso del tempo.
- Scelta di effettuare o non effettuare un percorso di riabilitazione.
TIPOLOGIA DI TRAUMA
Esiste una differenza a livello strutturale nel caso in cui si tratti della prima lussazione o di un evento traumatico ripetuto: la condizione del cercine glenoideo.
Il CERCINE GLENOIDEO è un anello di fibrocartilagine posizionato sul piatto della scapola al fine di rendere questa superficie articolare più accogliente per la testa dell’omero e consentire gli ampi movimenti dell’articolazione gleno-omerale. Dal lato scapolare è in contatto diretto con la superficie ossea, mentre dal lato omerale comunica con la struttura legamentosa che compone la capsula articolare.
E’ una struttura molto delicata che va incontro facilmente a lesione a seguito di una lussazione di spalla.
Nel primo episodio traumatico, il cercine glenoideo può non essere coinvolto o essere coinvolto solo parzialmente, evitando quindi la compromissione della stabilità della spalla e ipotizzando una corretta cicatrizzazione nel tempo.
Nel caso di episodi ripetuti invece, nella maggior parte dei casi si ha una lesione della capsula articolare con interessamento parziale o totale del cercine glenoideo, che viene lacerato e perde il suo contatto con la superficie ossea.
La stabilità della spalla è perciò compromessa: ciò significa che, in futuro, la persona potrà subire delle lussazioni anche a seguito di eventi non traumatici, come un semplice starnuto o un colpo di tosse.
In queste situazioni, l’unica soluzione per ripristinare la stabilità dell’articolazione è l’intervento chirurgico.
Data la nostra esperienza pluriennale nel campo della traumatologia, siamo perfettamente a conoscenza del fatto che quando un paziente sente la parola intervento chirurgico comincia già a spaventarsi, ed è per questo che ci teniamo a sottolineare che nel caso di intervento di stabilizzazione di spalla generalmente si ottengono ottimi risultati, nonostante i tempi di recupero risultino piuttosto lunghi, come andremo a descrivere nei prossimi paragrafi.
LA RIABILITAZIONE E’ DAVVERO NECESSARIA?
Premettiamo che ognuno è libero di scegliere il percorso che sente più adatto per la sua specifica situazione clinica e personale.
D’altra parte, in quanto professionisti della riabilitazione, ci sentiamo di dire che nel caso di una lussazione di spalla la riabilitazione è INDISPENSABILE per una completa guarigione e per assicurarsi che il problema non si ripresenti in futuro.
Inoltre, ci teniamo a precisare che essa è indispensabile indipendentemente dal fatto che, a seguito del trauma, sia necessario ricorrere o no all’intervento chirurgico. Ciò che cambia sono fondamentalmente le tempistiche di trattamento.
RIABILITAZIONE QUANDO L’INTERVENTO CHIRURGICO NON E’ NECESSARIO
Il trauma è avvenuto da qualche giorno ma la situazione clinica del paziente è stabile e lo specialista diagnostica l’evento lussativo, consigliando di rivolgersi ad un fisioterapista per un percorso di riabilitazione.
Gli obiettivi del percorso terapeutico sono:
- Gestire il dolore e gli altri sintomi in fase acuta;
- Recuperare e mantenere la mobilità dei tessuti molli interessati dal trauma e adiacenti alla spalla;
- Eliminare le rigidità che si sono create in tutto il corpo a seguito del trauma.
Tutti gli interventi manuali e strumentali effettuati durante il percorso riabilitativo sono propedeutici ad un percorso di riallenamento propriocettivo e muscolare della spalla, fondamentale per raggiungere un ottimo grado di stabilità ed evitare che la problematica si ripresenti in futuro.
La fase di rieducazione motoria è indispensabile anche nel caso non sia necessario l’intervento chirurgico in quanto:
- Il semplice fatto che si sia verificata una lussazione implica che la spalla ha bisogno di un allenamento adeguato per rinforzarsi;
- A seguito del trauma, i muscoli che stabilizzano la spalla tendono a spegnersi e a perdere rapidità di riflessi, rendendo necessario un intervento attivo da parte del paziente per migliorare forza e controllo muscolare.
RIABILITAZIONE PRIMA DELL’INTERVENTO CHIRURGICO
Successivamente al trauma, lo specialista con in mano gli esiti della risonanza magnetica effettua una valutazione approfondita della spalla, diagnosticando un’instabilità e di conseguenza si rende necessario programmare un’intervento chirurgico di stabilizzazione.
Nei giorni che precedono l’intervento, gli obiettivi sono simili al caso precedente: ridurre la sintomatologia in fase acuta, recuperare e mantenere l’elasticità dei tessuti molli al fine di presentarsi all’intervento nelle migliori condizioni possibili.
Questo punto è indispensabile in quanto l’intervento stesso rappresenta un trauma per i tessuti, a seguito del quale i muscoli vengono inibiti dal dolore e perdono prontezza di riflessi.
Inoltre, alla chirurgia segue un periodo di immobilizzazione della spalla, ed arrivarci con muscoli liberi e tonici significa diminuire nettamente i tempi di recupero.
RIABILITAZIONE A SEGUITO DELL’INTERVENTO CHIRURGICO
A seguito dell’intervento chirurgico, la spalla viene immobilizzata completamente per almeno un mese. In questa fase il compito del terapista riguarda la riduzione del dolore e il mantenimento di una buona elasticità delle articolazioni vicine (polso, gomito, scapola e clavicola).
Nel secondo mese, il tutore viene mantenuto di notte e tolto di giorno e il paziente può effettuare movimenti al di sotto dei 90°. In questa fase il terapista può lavorare manualmente sulla spalla e su tutte le articolazioni adiacenti, per liberare completamente i tessuti molli irrigiditi dal periodo di immobilizzazione. Inoltre, con la terapia strumentale (come per esempio la laser terapia che noi utilizziamo in studio, e di cui parliamo in questo articolo) può velocizzare il processo di infiammazione in atto e favorire la corretta cicatrizzazione dei tessuti.
Conclusa anche questa parte del percorso terapeutico, è possibile cominciare con la rieducazione motoria, al fine di ottenere un ottima stabilità muscolare e articolare ed evitare futuri episodi traumatici.
E’ importante che la fase di attività motoria venga effettuata solo in un secondo momento perché, in caso contrario, il rischio è, nel migliore dei casi, di allenarsi in modo scorretto ed andare potenzialmente incontro a riacutizzazione dei sintomi, con infiammazione e sovraccarico della spalla interessata mentre, nel peggiore dei casi, di andare incontro a nuovi episodi traumatici.
TEMPI DI RECUPERO
Nel caso sia la prima lussazione di spalla, il percorso riabilitativo dura all’incirca un mese e mezzo, un tempo relativamente breve considerando che il dolore sparisce gradualmente nel corso delle sedute. Successivamente ad esso può cominciare la parte di attività motoria, che a livello di tempistiche dipenderà dalla situazione iniziale del paziente, nonché dalla frequenza e dalla qualità degli allenamenti.
Una volta che la spalla è forte e stabile, il consiglio è quello di mantenere un’attività motoria che sia piacevole e facile da inserire negli impegni di vita quotidiana, e che, al tempo stesso, permetta di lavorare in modo efficace sulla stabilità della spalla.
Nel caso di trauma con successivo intervento chirurgico, i tempi di recupero sono diversi.
Come detto in precedenza, nel corso del primo mese il paziente manterrà un tutore per immobilizzare la spalla sia di giorno che di notte. Gli unici movimenti concessi saranno quelli delle articolazioni vicine, ovvero gomito, polso e mano. Inizierà la prima fase di riabilitazione.
Nel secondo mese, il paziente terrà il tutore di notte e di giorno potrà effettuare movimenti sotto i 90°. Continuerà con la seconda fase di riabilitazione.
Passati i due mesi e dopo l’ok del chirurgo, il paziente potrà iniziare a muovere la spalla liberamente e il terapista potrà lavorare globalmente come descritto sopra.
Riguardo l’attività motoria, il discorso è molto simile al primo caso: una volta rinforzata adeguatamente la spalla con esercizi specifici, è importante che la persona scelga e mantenga nel tempo un’attività motoria piacevole, efficace per il benessere della spalla e del suo corpo in generale e semplice da inserire all’interno delle sue attività di vita quotidiana.